

Durata: 60'
Regia e coreografia: Mauro Astolfi
Musiche: Karl Orff, V. Caracciolo (da "Passione Medioevale"), A.Vivaldi (da "Dixit dominus")
Disegno Luci: Marco Policastro
Scenografie: Stefano MazzolaCostumi: Sandro Ferrone- Roma, Halfon- Roma
COMPAGNIA SPELLBOUND DANCE COMPANY
Mercoledì 16 marzo 2016 - Ore 21,00
"Venus me telo vulneravit / aureo, quod cor penetravit"... "Venere mi ha colpito con una freccia d'oro, che mi è penetrata nel cuore": il corpo (a differenza di quello dei dannati nei 'Giudizi universali' della pittura medievale che non conosce alcuna floridezza nella resurrezione, soltanto degradazione, pustole e infermità), non è mai detto animale, basso, 'sozzo', bensì viene innalzato, liberato e goduto, come nei versi di Ovidio, Marziale e Catullo.
Da questo curioso magma di scurrilità plebea e raffinatezza cortigiana Mauro Astolfi trae - o per meglio dire, deduce in piena libertà, senza alcuna intenzione filologica - una coreografia tutta giocata tra 'larghi' e 'sfrenatezze' (del resto, è un artista a cui il ritmo 'medio' poco o nulla si addice) che agisce lo spazio quasi a volerlo contestare, divisa essenzialmente in tre momenti che scandiscono un crescendo liberatorio.
Due i simboli chiave di questo balletto, calati in un'atmosfera inquietantemente metafisica: un grande armadio (visto, si direbbe, con gli occhi dell'infanzia che tutto colorano di mistero) e una tavola. Il primo (in cui i corpi dei ballerini si vanno quasi a riporre come abiti frusti), luogo di memorie, di segreti di 'scheletri' ipocritamente celati; la seconda, altare sacrificale della terrena voluptas, imbandita di corpi esibiti come cibarie tentatrici (Gola e Lussuria, essendo due vizi capitali, sono figli della medesima cova)...